Le opere del ciclo "Colli" nascono grazie all'idea di restituire all'arte vestiti usati e non più utilizzati per essere trasformati in vere e proprie pittosculture dalle quali emerge un'indiscussa ricerca artistica dove nulla è lasciato al caso.
La bellezza di queste opere non si trova tanto nell'impeccabile tecnica di esecuzione o nell'idea concettuale in sé quanto piuttosto nella delicatezza, dal sapore quasi magico, attraverso la quale viene proposta a chi osserva, svelando senza veli la sua anima. E inizia proprio da qui la bravura di Luigi Colombo, in arte Colui. Egli si mostra metaforicamente nudo, imprimendo in ogni opera il suo intenso vissuto, fatto di gioie, dolori, emozioni, rotture e ritorni, ovvero quelle che lui chiama le sue ''impronte''.
Ci troviamo di fronte ad un artista a tutto tondo, un vulcano in piena: dipinge, scolpisce, scrive poesie e riflessioni, tant'è che nel 2002 pubblica un volume intitolato IO COME ME (contenente tutto il suo sapere) che diviene addirittura un importante testo di riferimento all'Accademia di Belle Arti di Roma.
Potremmo definire Colui un attento osservatore e conoscitore dell'esistenza umana, forse perché ha vissuto intensamente ogni singolo istante della sua vita, anche laddove pareva non avere più senso nulla. Si evince analizzando il suo lungo e articolato percorso artistico che ha sempre coltivato dentro di sé quei sogni che da adulti sembrano abbandonarci quando poi in fondo siamo noi ad abbandonare loro. Ma non è il caso di Colui. Un vero sognatore, seppur con i piedi ben saldi a terra, che ha ancora tanto da dire attraverso la sua arte.
Lo dimostra appunto con le opere appartenenti al ciclo ''Colli''. Si tratta di opere che non hanno lo scopo di imporsi al fruitore, ma al contrario lo accompagnano verso un'intima e profonda riflessione. Nel cerchio del collo è racchiusa una vita, tutte le nostre scelte, spesso frutto di una lunga e a tratti estenuante lotta tra impulsività del corpo, inteso come istinto, e razionalità della mente. Tutto fluisce e si decide dall'equilibrio/squilibrio di queste due parti che il ''collo'' collega tra loro. Il collo dunque inteso come il giorno e la notte, maschile e femminile, tesi e antitesi, momenti spigolosi della vita alternati a quelli in cui tutto pare filare liscio. Un'eterna alternanza tra volontà e necessità, sogni e realtà, doveri e piaceri.
Luigi Colombo sceglie non un collo qualunque, ma un collo di una camicia che a primo impatto potrebbe ricordarci la razionalità, ovvero quella ragione che può essere solo rigida e intransigente, ma che tuttavia è intesa come mezzo per affrontare la quotidianità della vita con tutto ciò che essa comporta e in questa chiave di lettura il corpo, o meglio il busto non è soltanto irrazionalità e istinto, ma anche partecipazione, ardore, aspettativa. I colli di Colui non fanno però emergere un senso di contrapposizione, ma al contrario palesano un venirsi incontro a vicenda.
Ragione e sentimento direbbe la grande Jane Austen, elementi che l'artista riesce a far dialogare in armonia tanto da sorreggerci e incoraggiarci ad andare avanti soprattutto in questo periodo storico caratterizzato da contraddizioni talvolta spropositate e infinite fragilità che sembrano proliferare istante dopo istante.
Attraverso l'utilizzo di un solo colore o comunque poche sfumature dello stesso, Colui accompagna, con estrema sensibilità il suo interlocutore verso il ricordo, verso le sensazioni, alla scoperta di quel vissuto che da intimo diviene universale.
Alessandra Bardeschi